Sono passati dieci anni dall’istituzione del marchio “Centroartecontemporanea”, nato dal desiderio-necessità d’identificare, catalogare, tutelare, promuovere e diffondere i manufatti inerenti le discipline plastiche.
Prosegue la “mission” con maggiore impegno e responsabilità.
Impegno e responsabilità sono qualità fondanti del fare creativo; impegno nella creazione/diffusione della cultura e responsabilità nella ricerca tecnico-formale dell’opera, al di là dell’espressione personale dell’artista.
L’accelerazione della storia è micidiale per le arti, esse hanno bisogno di nutrirsi di tempo come la perla nell’ostrica.
L’isterica corsa alla storicizzazione insegue il solo fine di consolidare un mercato che è ormai divenuto business di nuove banche denominate case d’asta, questo ha creato una gran confusione sul concetto di arte: è arte ciò che vale, ciò che vale costa e più costa e più è arte.
Il valore dell’opera è il suo corrispettivo economico, ne diviene la sua essenza, il metro di giudizio.
La storia insegna che i grandi capolavori non hanno subito questo giogo; il fine perseguito dall’artista è altro.
La ricchezza generata dalla speculazione e non dal lavoro, tipica dell’età contemporanea, è entrata nel mercato dell’arte, danneggiando tutti, in primis gli artisti.
In tal senso s’inserisce la responsabilità dell’artista, chiamato a superare l’infinito vizioso della propria immanenza e, in un riflesso d’acque chiare, innalzare lo spirito creatore.
Questo l’invito ricevuto dal Beato Giovanni Paolo II e questo l’impegno preso con Sua Santità Francesco I.
Come pensare ad un nuovo Umanesimo senza Dio? Perché credere a un’arte che non sia animata dalla ricerca dell’Assoluto? Cosa lasceremo alla civiltà futura? Come trovare una continuità storica con la rivoluzione formale operata dalle avanguardie?
Abbiamo diritto di nutrire speranza, anche se non sappiamo quando e chi sarà l’iniziatore.
GIUSEPPE CAUDULLO